domenica 4 novembre 2018

LA PROVA FINALE

Era una settimana che nessuno aveva bisogno del mio aiuto. Nessun omicidio, nessun rapimento, nessun problema. Niente di niente. Annoiato mi stesi sul letto, fissai il mio cellulare per una bella mezz'oretta. Continuai a girarmi e a rigirarmi nel letto. Un'altra giornata a vuoto. Mi addormentai. 
Nel bel mezzo della notte mi arrivò una chiamata. Risposi fiducioso. Era la voce di un uomo, non mi lasciò dire nemmeno una parola. Disse: "Ciao Josh". 
Conoscevo quella voce; era familiare ma non riuscivo a collegarla ad un volto. L'uomo continuò a parlare, disse: "Ti ricordi di me? Sono finalmente riuscito a scappare da lì". 
Non capivo, ero impaurito. Continuò: "Pensa al passato fratellino mio".
Ricordai tutto: 16 maggio 2002, mio fratello di richiuso in una prigione per malvagi. IO lo avevo rinchiuso in una prigione per malvagi. Sottovoce e con una voce spezzata dissi: "Posso spieg....". 
Mi interruppe. Continuò con una voce gloriosa: "Se vuoi che la tua ragazza sopravviva....".
La chiamata si interruppe ma ne partì subito un'altra. Era lei, Margot, urlava il mio nome disperata. Le chiesi dov'era, mi rispose: "Sono su un aereo, qui dormono tutti, anche il pilota. Ti prego aiutami". 
La chiamata si bloccò e ritornò la sua voce, la sua perfida voce, mi disse che per far atterrare quell'aereo dovevo fare una rapina. Disperato mi armai e sì, feci quella rapina. Con i sensi di colpa tornai a casa; lo richiamai e gli feci vedere i soldi. Gli ordinai di far atterrare Margot ma furono parole buttate al vento. Mi rispose dicendo: "Prima dovrai fare altre due prove. Entra in una scuola, sì, proprio quella dove c'erano certi bulli che ti picchiavano ogni giorno, sul tavolo della cucina troverai un mitra. Domani alle nove entrerai lì e darai inizio ad una sparatoria". Mise giù. Disperato e con le lacrime agli occhi iniziai a pensare e a pensare fino ad addormentarmi con il mal di testa. Mi svegliai alle 6:30. Dissi: "NO. Non lo farò." Alle 9:10 mi arrivò una foto della mia famiglia imbavagliata in una stanza buia. Preso dall'ira afferrai il mitra e feci quella sparatoria. Uccisi più di 400 ragazzi, tutti innocenti. Tornai a casa. Mi arrivò una nuova foto, era una scritta rossa, fatta di sangue, c'era scritto: "È TROPPO TARDI". 
Lasciai il telefono suo tavolo, presi la macchina, scalari l'Everest. 
Avevo sempre detto che sarebbe stata l'ultima cosa che avrei fatto.
MIRYAM D.C.

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