sabato 20 ottobre 2012

Libia: condizioni agghiaccianti per i profughi


                                                                                  IL RAPPORTO

                                              Libia, condizioni agghiaccianti per i profughi-detenuti

Mario Lana, vice-presidente della Federazione internazionale dei diritti umani 1 (Fidh) commenta la diffusione del rapporto sulla situazione in Libia. Il titolo-slogan è "Libia, si ponga fine alla caccia ai migranti" ed è stato presentato a Bruxelles oltre che in Costa d'Avorio. "Agghiaccianti" sono definite le condizioni dei migranti trattenuti nelle galere libiche. La ricostruzione attira nuovi arrivi di VINCENZO NIGRO

ROMA - "Abbiamo idea che i respingimenti nel Mediterraneo verso la Libia proseguano nonostante l'ultima sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo. E' il caso "Hirsi contro Italia" del 23 febbraio 2012, una sentenza che ha dichiarato illegittimi i respingimenti collettivi ed ha condannato il nostro Paese". Mario Lana, l'avvocato che per anni ha condotto battaglie per i diritti umani al fianco di Lelio Basso, è il vice-presidente della Federazione internazionale dei diritti umani 2 (Fidh). L'avvocato Lana commenta la diffusione del rapporto della federazione sulla situazione in Libia. Il titolo-slogan del rapporto è "Libia, si ponga fine alla caccia ai migranti" ed è stato presentato a Bruxelles oltre che contemporaneamente a Yamoussoukro, in Costa d'Avorio. Nel giugno del 2012, una missione di tre organizzazioni per i diritti umani (oltre alla Fidh la Ong "Justices pour le migrants" e "Migreurop") ha visitato la Libia per 3 settimane a Tripoli, Bengasi e nel Jebel Nafusa. Nel paese la situazione è ancora pericolosamente instabile, e molte previsioni prevedono la possibilità di una ripresa di atti terroristici e di scontri fra fazioni libiche.


Terribile la situazione per i migranti. Il rapporto riporta di violazioni flagranti e generalizzate dei diritti umani fondamentali di cui sono vittime i migranti, in balia di milizie fuori controllo. La Fidh scrive che "prima della guerra, in Libia i lavoratori migranti costituivano quasi un terzo della popolazione. Il conflitto ha provocato un esodo di massa, in condizioni documentate dalla FIDH in un precedente rapporto1.

La ricostruzione attira nuovi arrivi. "Soltanto un'esigua minoranza cerca di raggiungere l'Europa. Si tratta essenzialmente di persone in fuga dai conflitti o dalla repressione nel Corno d'Africa, che sono alla ricerca di una protezione internazionale che la Libia, che non ha ancora ratificato la Convenzione di Ginevra del 1951 sullo status di rifugiato e non ha alcun sistema d'asilo, non è in grado di offrire", ha dichiarato Messaoud Romdhani, vice Presidente della Lega tunisina dei diritti dell'uomo. La lista delle intercettazioni in mare effettuate dalla guardia-costiera libica è stata fornita alla delegazione e conferma questa constatazione: quasi la totalità delle persone intercettate sono potenziali rifugiati di origine somala o eritrea.

Nelle mani delle milizie. Il rapporto della Fidh ricorda che il viaggio dei migranti provenienti dall'Africa sub-sahariana che entrano in Libia dal sud è particolarmente pericoloso: sono spesso vittime di reti di trafficanti, di estorsioni e violenze, abbandonati nel deserto o respinti alle frontiere. In Libia, gli stranieri considerati " illegali " rischiano di essere catturati ai check point o arrestati nelle loro abitazioni o luoghi di lavoro dalle brigate di ex ribelli (Katiba). Si fanno arresti mirati e discriminatori e i migranti provenienti dall'Africa sub-sahariana sono i primi ad essere presi di mira. Sullo sfondo, un razzismo radicato e diffuso. Come ha dichiarato alla delegazione un dirigente di una katiba denominata "Libia libera": "La cosa più importante oggi è "ripulire" il paese dagli stranieri che non sono in regola e mettere fine alle pratiche di Gheddafi che lasciava entrare molti africani in Libia. Non vogliamo più che queste persone portino qui malattie e criminalità ".

Detenzioni arbitrarie e illimitate. Migliaia di migranti sono oggi detenuti nei campi gestiti dalle katiba (gruppi combattenti) senza alcuna prospettiva di soluzione legale o possibilità di ricorrere a istanze nazionali o internazionali per uscirne. "Le condizioni di vita in questi campi sono inumani e degradanti. Le celle sono sovraffollate, le possibilità di uscire all'aria aperta eccezionali e i detenuti subiscono quotidianamente l'arbitrarietà e la brutalità delle guardie", dichiara Sara Prestianni, membro di Migreurop e di JSFM.

Le responsabilità dell'Unione europea. In questi centri, la missione ha incontrato persone detenute dopo essere state intercettate su imbarcazioni di fortuna nel Mediterraneo. Le loro testimonianze inducono a supporre che i respingimenti verso la Libia proseguono in violazione delle norme internazionali (ricordate in una sentenza recente della Corte europea dei diritti dell'uomo, Hirsi vs Italia, 23 febbraio 2012). Il rapporto mostra ugualmente che la Libia è parte integrante del sistema europeo di esternalizzazione dei controlli di frontiera per impedire gli arrivi dei migranti, dei rifugiati e dei richiedenti asilo sul territorio europeo e come questo sistema si stia rinnovando nel quadro dei negoziati in corso con le nuove autorità libiche.

Alcune parti del Rapporto. Riportiamo la parte del rapporto in cui si inviano una serie di richieste alle autorità libiche, che purtroppo in queste ultime settimane sono entrate in una fase di pericoloso stallo, dopo l'attacco di Al Qaeda al consolato americano a Bengasi e dopo il fallimento del tentativo del premier designato Abu Shagur di formare il nuovo governo. "La FIDH, Migreurop e JSFM ricordano la corresponsabilità della Libia, dell'Unione europea, dei suoi Stati membri e dei paesi d'origine dei migranti e raccomandano:

Alle autorità libiche

- Di porre immediatamente agli arresti e le detenzioni arbitrarie ad opera dei gruppi di ex ribelli e di riprendere il controllo sulle questioni legate all'immigrazione.
- Di chiudere immediatamente i centri di detenzione per migranti che sono luoghi dove le condizioni di vita rappresentano una violazione della dignità umana.
- Di regolarizzare la situazione amministrativa dei migranti detenuti che desiderano lavorare in Libia.
- Di impedire immediatamente le pratiche del " lavoro forzato ".
- Di elaborare una politica migratoria che si inscriva nel quadro di uno Stato di diritto e nel rispetto del diritto internazionale e marchi una vera rottura con le politiche repressive, mortali ed illegali del periodo precedente.
All'Unione europea e ai suoi Stati membri
- Di sospendere tutte le attività di cooperazione in materia migratoria con la Libia in assenza di misure che garantiscano la protezione dei diritti umani in questo paese.
- Di rinegoziare accordi di cooperazione nel pieno rispetto del diritto internazionale ed europeo relativo ai diritti umani e di rendere pubblici gli accordi.
- Di rinunciare a qualsiasi misura il cui obiettivo o i cui effetti impediscano il pieno esercizio dei diritti da parte dei migranti, dei richiedenti asilo e dei rifugiati presenti sul territorio libico.
- Di mettere fine alle politiche di esternalizzazione dei controlli delle frontiere europee nei paesi vicini e, in particolare, in Libia.
- Di assicurare il rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale nell'applicazione delle politiche migratorie.
Agli Stati africani di origine dei migranti
- Di vegliare sul rispetto dei diritti fondamentali dei loro cittadini immigrati in Libia e di assicurare la      difesa e protezione in caso di violazione di questi diritti.
- Nell'immediato, di esigere dalle autorità libiche la liberazione dei loro cittadini dai centri di detenzione dove subiscono trattamenti inumani e degradanti, così come la condanna di tutte le pratiche e attitudini xenofobe che stigmatizzano i cittadini dell'Africa sub-sahariana".
(12 ottobre 2012)                                                                             

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