martedì 28 ottobre 2014

LA PROMESSA DI MAMMA


(Storie di fantasmi)
Era una sera come tante e sentivo mia madre urlare al telefono con mio padre. Odiavo quel tipo di sere perché la mamma non faceva altro che piangere e fumare sul balcone; di solito io stavo bene con lei perché stavamo seduti sul divano a fare alcuni disegni o a volte a giocare a nasconderci… Invece ogni volta che papà mi chiamava per sentirmi, mi diceva esclusivamente di passargli mamma. Quando la mamma iniziava a gridare o a piangere, io andavo in camera, mi sedevo sul letto e incominciavo a pensare. Solitamente parlavano di soldi, anzi possiamo dire che la mamma parlava di soldi. Papà solitamente non dava conto ai discorsi della mamma, lui è molto ricco ma non vuole prestare soldi a nessuno. Mia mamma era molto povera, in quel periodo cercava di fare qualche soldo con dei lavoretti, ma come al solito guadagnava poco. Un giorno con le lacrime agli occhi mi disse: “Luca andrai qualche giorno da tuo padre, ho trovato un lavoro in un fast food e purtroppo devo lavorare anche di notte: per non lasciarti solo andrai da lui”.
Io protestai preoccupato: “Mamma, ti prego, non voglio andare da papi; lui è antipatico, pensa solo agli affari, non fa altro che parlare al telefono con dei ricconi oppure sedersi sulla sua scrivania a mettere firme su documenti importanti come li chiama lui”.
Ella mi rincuorò: “Non ti preoccupare, io tornerò a trovarti; è una promessa e io le premesse le mantengo sempre”. Mia madre mi preparò la valigia e poi singhiozzando mi disse: “Mi raccomando amore, già sento la tua mancanza”.
Uscii di casa, camminai per un paio di metri e poi mi arrestai alla fermata dell’autobus. Pensavo, pensavo, pensavo, quando all’improvviso sentii in lontananza l’autobus. Dopo quindici minuti arrivammo al “Castello”... Ad accogliermi come al solito furono i servi di mio padre che mi portarono subito in cameretta. Neanche il tempo di arrivare e già c’era mio padre seduto alla sua enorme scrivania con minimo 1000 fogli tutti da firmare. Un po’ impaurito chiesi: “Papi, facciamo qualcosa?”
Lui con voce arrabbiata rispose: “Non ho tempo per te, sei solo un bambino di 8 anni”.
Io per evitare guai calai la testa e me ne andai in camera, dove ero solo in un silenzio profondo. Dopo mezz’ora entrò un cameriere e senza alcuna emozione mi annunciò: “Signorino sua madre si è impiccata”.
Io con un filo di voce e con le lacrime agli occhi dissi: “No… non … può … essere… No! La mamma no, ti prego, dimmi che è un incubo… No!!!”
Arrabbiato presi la chiave della mia porta, gliela sbattei in faccia e mi chiusi a chiave. Ero arrabbiatissimo con mio padre, perche se avesse prestato quella minima somma di denaro alla mamma, tutto questo non sarebbe successo, ne sono sicuro. Non riuscendo a trattenermi gridai: “TI ODIO papà”.
Lui mi aveva sentito, salì di corsa, prese la cinghia e mi frustò. Di notte sentii dei passi provenire dalla cucina, presi coraggio e scesi giù. Sentivo dei passi rumorosi come quelli di un gigante, DOM... DOM… DOM… quando a un certo punto vidi mia madre davanti a me. Subito corsi per abbracciarla ma era solo fumo. Con le lacrime agli occhi dissi: “Se sei una mia allucinazione, ti prego scompari, non farmi soffrire più di quanto ho sofferto.
Lei parlò: “Non sono un’allucinazione Luca, sono tua madre; ti avevo promesso che sarei tornata, te l’avevo detto che una promessa per me è una promessa”. Restammo a parlare tutta la notte, ma poi all’alba scomparve. Il mattino dopo mio padre non potendo sopportare la mia felicità mi diede uno schiaffo; il dolore che provavo era immenso, ma rimasi fermo come una statua…
Passavano gli anni e intanto ero sempre più pieno di cicatrici. La mamma non potendomi più vedere in quelle condizioni decise di vendicarsi. Il giorno dopo entrai in cucina e vidi mio padre disteso per terra con una corda in mano; terrorizzato chiamai mia mamma gridando, ma lei non appariva e da quel momento capii che era scomparsa per sempre…
“Luca, Luca svegliati! Devi andare a scuola.”
“Sì mamma, vado subito.”

Racconto di Maria Faraci e Serena Longo

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