(Storie di fantasmi)
Mi chiamo Anson Partey, avevo 13 anni e vivevo
al centro della California. Nella mia famiglia eravamo tre: io mia mamma e mio padre.
Avevo sempre desiderato avere un fratello, con cui divertirmi, giocare e
confidarmi. Ma questo mio desiderio non si avverò mai. Un giorno però, un
semplice giorno la mia vita cambiò.
"Anson, rispondi tu al telefono! "gridò mio padre dalla cucina. Scesi velocemente le scale per non far riattaccare la chiamata, alzai la cornetta.
"Anson, rispondi tu al telefono! "gridò mio padre dalla cucina. Scesi velocemente le scale per non far riattaccare la chiamata, alzai la cornetta.
"Lei è il Signor Partey?" chiesero, ed io risposi: "No, sono il
figlio, mio padre in questo momento è impegnato, può riferire a me?"
"Siamo della polizia stradale, venga immediatamente al chilometro 14 dell'autostrada A29" dissero. Io confuso gridai: "Papà !!!". Mentre
lasciai cadere la cornetta dalle mani, mio padre venne subito da me. Prese in
mano la situazione rispondendo al telefono con voce decisa.
"Pronto, sono
il Signor Partey chi parla?" disse mio padre. Dall'altra parte del
telefono risposero: "Siamo della polizia stradale venga subito al
chilometro 14 dell'autostrada A29", ripetendo ciò che avevano già detto a
me.
Salimmo subito in macchina col cuore in gola
preoccupati per cosa poteva essere successo e non sapevamo che cosa ci
aspettasse. Dopo venti minuti arrivammo sul posto trovando la macchina di mia
madre capovolta. Finestrini frantumati. Priva di ruote. Priva di sportelli.
Poi in lontananza un corpo, che non si
identificava. Era di mia madre, io me lo sentivo, lo avevo capito subito fin da
quando nel cuore avevo un vuoto.
Mi avvicinai sempre di più e vidi il corpo di
mia madre spoglio, i vestiti con cui era uscita quella mattina strappati e
sporchi di sangue. Mi buttai su di lei piangendo e l'abbracciai. L'anello che
portava al dito, quella fede, che era il simbolo dell'unione sacra di mio padre
con mia madre, era sporca ed appiccicosa di sangue. Alzai lo sguardo verso mio
padre, che con gli occhi gonfi di lacrime si avvicinò a me.
Da quella notte la mia vita cambiò, il gelo mi
assaliva sempre e la paura aumentava di giorno in giorno. I rapporti con mio
padre peggioravano e notavo che mio padre era sempre più distante da me.
Una notte mentre guardavo le stelle dalla
finestra disteso sul mio letto, una mano mi si appoggiò sulla spalla.
Mi girai di colpo, sapendo non poteva
essere mio padre che non era mai venuto a darmi il bacio della buonanotte! A
quel punto mi preoccupai perché dietro le mie spalle non c'era nessuno.
I rapporti con mio padre cessarono
completamente, al punto che mio padre se ne andò di casa.
Al ritorno da scuola ogni giorno incontravo un'anziana signora che mentre percorrevo la strada di casa stava sempre dietro di me. All’inizio pensai che fosse qualcuno che volesse farmi del male, ma qualcosa mi diceva che stavo sbagliando.
Al ritorno da scuola ogni giorno incontravo un'anziana signora che mentre percorrevo la strada di casa stava sempre dietro di me. All’inizio pensai che fosse qualcuno che volesse farmi del male, ma qualcosa mi diceva che stavo sbagliando.
Un pomeriggio, mentre percorrevo la strada
verso casa, iniziammo a parlare, da un semplice buongiorno passammo a parlare
delle nostre vite.
Si chiamava Gennette Londe, aveva 58 anni, portava sempre gli occhiali e un cappotto blu, teneva i capelli grigi legati con una grande pinza, la sua storia era intrigante e misteriosa.
"Vorresti cenare a casa mia?" le dissi e lei mi rispose: "Tua madre è d'accordo?".
Si chiamava Gennette Londe, aveva 58 anni, portava sempre gli occhiali e un cappotto blu, teneva i capelli grigi legati con una grande pinza, la sua storia era intrigante e misteriosa.
"Vorresti cenare a casa mia?" le dissi e lei mi rispose: "Tua madre è d'accordo?".
"Lasciamo stare mia madre, questo discorso
l'affronteremo un'altra volta", dissi. Mangiammo insieme, fu una cena
silenziosa e cupa.
Lei alla fine del pasto mi disse: "Tua madre si chiamava Elise Gryes ed è morta in un incidente stradale" . La guardai piangendo mentre le mie mani raggiungevano il mio viso per la disperazione.
Lei alla fine del pasto mi disse: "Tua madre si chiamava Elise Gryes ed è morta in un incidente stradale" . La guardai piangendo mentre le mie mani raggiungevano il mio viso per la disperazione.
"Non voglio ferirti, ma so
tutto, sull'incidente di tua madre, dell’allontanamento di tuo padre e della
tua vita solitaria..."
Ad un tratto mi baciò sulla guancia e sparì
all'improvviso.
I giornali dopo pochi
giorni scrivevano: "Anson Partey, 13 anni, si suicida forse per solitudine
e depressione, gli ultimi testimoni dicono che all'uscita da scuola gesticolava
e parlava da solo, i vicini vedevano i piatti volare per casa" SI PENSA AD
UNA STORIA DI FANTASMI.
Baltuta Stefania
Baltuta Stefania
Gagliardo Federica
Grillo Baldo
Parrino Giada
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