"Da 60 mila dell'anno scorso a 8 mila"
Il ministro Annamaria Cancellieri
Giù gli sbarchi secondo i dati forniti dal ministro
Cancellieri
Rispetto ai quasi 60mila stranieri sbarcati l'anno scorso
sulle coste italiane, l'entità degli arrivi si è ridotta nel 2012 a poco più di
8.000 persone. Lo ha detto il ministro dell'Interno, Annamaria Cancellieri,
rispondendo al question time alla Camera.
Il ministro ha quindi elogiato la «sempre più crescente
cooperazione offerta dai Paesi di origine o di transito dei flussi migratori
illegali», che ha «contribuito alla diminuzione del numero degli stranieri
sbarcati».
«La
tragedia consumatasi nelle acque di Lampedusa lo scorso 6 settembre - rileva il
ministro - conferma che ci troviamo di fronte ad un fenomeno che non può non
interrogare le nostre coscienze e spingerci ad osservare una linea d'azione che
tenga conto dell'esigenza di rigore come di quella umanitaria». In
proposito, aggiunge, «sono ancora in corso le iniziative investigative per
l'individuazione dei responsabili che, spero possano portare al più presto alla
loro cattura».
CORRIERE DELLA SERA LA
SANATORIA è UN FLOP 09/10/2012 UN
IMMIGRATO SU DIECI FA
DOMANDA.
Le condizioni imposte dalla sanatoria. «Su 1.000 contatti
allo sportello arrivati in queste settimane solo un centinaio di persone hanno
poi proseguito con la richiesta - spiega Elisa Giolo, dello sportello
immigrazione della Cgil - ed erano quasi tutti lavoratori domestici, badanti e
colf per capirci. Il problema è doppio e riguarda sia il costo dell’operazione
sia la necessità di presentare, per accedervi, una carta ufficiale rilasciata
da un ufficio pubblico che testimoni la presenza in Italia dei richiedenti nei
mesi precedenti». Innanzitutto la spesa. Non è affatto trascurabile e prevede,
per difetto, almeno 1.700 euro per la «messa in regola», di cui la prima parte,
quella relativa alle procedure burocratiche per la domanda (1000 euro) in caso
di diniego non viene restituita. «Si tratta di spese vive che spesso devono
sobbarcarsi gli stessi lavoratori - spiega Giolo - il datore di lavoro insomma
firma la richiesta, a patto che siano loro a pagare. Ma 1.700 è proprio la
spesa minima. Poi ci sono i contributi per il periodo precedente, i mesi
lasciati "scoperti" e spesso si arriva a cifre importanti che né i
datori di lavoro né i lavoratori stessi hanno voglia e possibilità di spendere».
In secondo luogo, i documenti. E a raccontare la difficoltà
in questo secondo caso sono i rappresentanti delle associazioni di immigrati.
«Chi si trovava qui in modo irregolare aveva paura anche di andare in ospedale
- spiega Yurij Zhuravel, dell’associazione pubblica ucraina Oberig - trovare
dei documenti ufficiali è molto difficile ed è un controsenso rispetto alla
legge che vigeva prima». Giovedì scorso però il Ministero dell’Interno con
circolare numero 6121, ha reso noto il parere espresso dall’Avvocatura Generale
dello Stato in merito alla tipologia di documentazione utile per l’attestazione
di presenza. E le cose sono un po’ cambiate. «Ora è possibile presentare anche
le tessere del trasporto pubblico, l’iscrizione a scuola dei figli - spiega
Mbaye Thiam dell’associazione dei senegalesi di Venezia Sununga - ci sarà un
aumento delle richieste nell’ultima settimana». Sportelli aperti per la corsa
all’ultimo documento, fino a lunedì. Ma ormai per qualcuno potrebbe essere già
troppo tardi. «Non ha senso che ci siano aperture così di un mese ogni cinque
anni - dice Vincent Idele, presidente dell’Unione africana italia Unai -
dovrebbe essere una procedura aperta, altrimenti il "non emerso" ci
sarà sempre».
Alice D’Este
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